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Mefistofele in vacanza. Lettere di Francesco Gioli ad Angelica Pasolini

16 Marzo 2024

 

? Mefistofele in vacanza. Lettere di Francesco Gioli ad Angelica Pasolini a cura di Stefano Renzoni, Manuel Rossi

 

Il libro

Mefistofele in vacanza. Lettere di Francesco Gioli ad Angelica Pasolini è la terza uscita della collana “Storia illustrata degli artisti pisani”, curato dal direttore della collana Stefano Renzoni e Manuel Rossi.

I due curatori, storico dell’arte il primo, archivista il secondo, ricostruiscono la vita intima del pittore Francesco Gioli (1846-1922) attraverso il carteggio con la nobildonna Angelica Pasolini dall’Onda (1854-1919).

Francesco Gioli, esponente di spicco dei Macchiaioli – nato a San Frediano a Settimo nel 1846 da una famiglia borghese e morto a Firenze il 4 febbraio del 1922 –, studiò all’Accademia di Pisa sotto la guida di Annibale Mariani, per poi proseguire all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove ebbe come mentori Antonio Ciseri ed Enrico Pollastrini e dove si dedicò alla pittura di genere.

Ebbe sempre a cuore l’osservazione e lo studio appassionato della natura e del vero della campagna pisana.

Il carteggio

Il carteggio con la Pasolini costituisce un caso di particolare interesse consentendoci di osservare, dal vero, Gioli nel proprio ambiente naturale: in bilico tra lo studio e le villeggiature a Fauglia, le gite al Forte, la vita fiorentina e il diporto nelle belle ville fiesolane; prima tra tutte proprio la sontuosa Fontallerta, dimora e rifugio di Angelica, divenuta dal 1876 la contessa Rasponi dalle Teste.

Il corpus documentario, che consiste in 87 missive che coprono ben 26 anni di frequentazione ininterrotta, permette non solo un’indagine sulla figura del pittore, ma anche una ricostruzione del ruolo culturale che Gioli, esprimendolo a più livelli, ricoprì nel panorama artistico toscano tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo.

Emerge così la figura non di un semplice artista alla ricerca di fama e soldi, ma di un borghese di distinta estrazione, perfettamente inserito nel vecchio patriziato toscano che il carteggio con la Pasolini rievoca con particolare vividezza.

I curatori

Stefano Renzoni, storico dell’arte, ha insegnato in alcuni istituti scolastici di Pisa. Da molti anni è consulente della Fondazione Pisa, per la quale ha organizzato numerose mostre. È autore di volumi e articoli scientifici sull’arte pisana e toscana tra Settecento e Novecento.

Manuel Rossi, archivista, responsabile dell’Ufficio Patrimonio Artistico e Archivio dell’Opera della Primaziale Pisana. È direttore scientifico della Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini e dell’Archivio Storico del Maggio Musicale Fiorentino nonché autore di numerosi contributi che spaziano dall’edizione di fonti della prima età moderna sino a studi dedicati al rapporto tra gli archivi e le arti visive e musicali.

 

L’intervista

Renzoni, ci dice come è nata l’idea di questo libro?

Per due motivi: il ritrovamento da parte di Manuel Rossi del carteggio, ricco di spunti felicissimi, e la necessità scientifica di precisare alcuni momenti fondamentali della biografia artistica di un pittore che solo ultimamente è tornato sotto le lenti della ricerca storica. Come del resto tutto il periodo che rientra nell’ecumenica locuzione di ‘pittura postmacchiaiola’, che per molti aspetti deve essere riconsiderato.

Perché avete scelto questo titolo?

Il titolo prende le mosse dal soprannome con cui lo stesso Gioli firmava le proprie lettere: Mefistofele, ovvero il demonio che – almeno da Goethe in poi – ha contribuito in modo più incisivo in campo artistico, musicale e letterario. Un soprannome dal quale emerge in modo vivido la figura di Gioli come il trascinatore di un variegato gruppo di nobili e artisti raccolti per le vacanze, appunto, sulla costa toscana.

Rossi, quale peculiare possibilità offre la lettura del carteggio che avete scelto di pubblicare?

Il carteggio si presta a numerosi spunti, anzitutto per approfondire la biografia di due personalità già note alla critica, ma di cui restano ancora numerosi aspetti da approfondire. Dalle missive emergono infatti non solo i rapporti culturali, i progetti artistici – si pensi alla traduzione de Il libro della jungla condotto dalla Pasolini – ma anche gli elementi domestici più intimi. Anche per questo l’edizione di questo carteggio contribuisce a confermare l’interesse sempre crescente per gli archivi femminili Otto e novecenteschi.

Quale importanza invece la figura del pittore Francesco Gioli?

Francesco Gioli si configura come uno dei più importanti artisti toscani vissuti a cavallo tra Otto e Novecento. Non fu un pittore rivoluzionario, ma che seppe modulare in modo raffinato e colto una lingua pittorica ormai divulgata da pittori che rischiarono di avvilirla in sigle ripetitorie e abusate. Il naturalismo di Gioli fu invece aperto anche alle novità (la fotografia, il Divisionismo), seppur sviluppate in modo cauto e sempre attento ai valori naturalistici.

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