La segnalazione certificata di inizio attività come modello di semplificazione procedimentale

Donato Vese

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Informazioni tecniche

ISBN
978-88-6995-066-7
Caratteristiche
2016 • 17x24 cm • 128 pagine • brossura
Collana

Descrizione

La segnalazione certificata di inizio attività si presta a interpretazioni volte a favorire gli interessi dei soggetti che si trovino in relazione diretta con l’amministrazione, lasciando inevitabilmente in ombra i soggetti che sono ‘estranei’ a tale relazione. Questa situazione si esprime plasticamente nella stessa struttura giuridica dell’istituto: da una parte vi è il c.d. soggetto privato principale al quale, a determinate condizioni, è consentito di avviare l’attività senza dover aspettare alcun atto di assenso da parte dell’autorità amministrativa; dall’altra la presenza di determinati soggetti, i quali, sebbene siano terzi, in quanto apparentemente ‘esterni’ alla relazione instauratasi tra il soggetto privato principale e l’amministrazione, possono patire una qualche indebita ingerenza che tale relazione abbia potuto provocare nella loro sfera giuridica.

Accade così che la sostituzione del classico procedimento «per autorizzazione» con un modello del tipo «segnalazione-controllo» compromette gravemente le possibilità di tutela dei soggetti terzi che, assieme all’ordinario procedimento, vedono dissolversi anche gli specifici strumenti di reazione avverso i tipici provvedimenti ampliativi.

Di tale impianto si ha testimonianza nella legge di riforma del 7 agosto 2015, n. 124, la quale, intervenendo in più punti della disciplina della s.c.i.a. nell’ottica di garantire maggior certezza all’affidamento dei soggetti privati principali, pare confermare simile ricostruzione.

La presente trattazione muove dall’esigenza di fornire un’interpretazione differente alle (nuove) disposizioni dell’istituto della s.c.i.a. e si basa sull’assunto secondo cui l’avvento di un modello del tipo «segnalazione-controllo», sebbene travolga le classiche fasi del procedimento, non sradica la garanzia della regolazione pubblicistica delle attività, la quale perdura immutata in capo all’autorità amministrativa attraverso la funzione di controllo e vigilanza come prevista per legge.

 

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Donato Vese, laureatosi in Giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è dottorando di ricerca con borsa di studio alla Scuola Universitaria Superiore I.U.S.S. Pavia e cultore di diritto amministrativo all’Università di Bari. Autore di alcuni saggi e articoli su riviste nazionali e internazionali specializzate in diritto amministrativo, ha svolto periodi di ricerca presso la Facoltà di Legge dell’Università di Cambridge (2015) e presso il Max Planck Institut für ausländisches öffentliches Recht und Völkerrecht di Heidelberg (2016). I suoi principali interessi di ricerca sono rivolti allo studio delle relazioni tra l’analisi economica e il diritto amministrativo sostanziale e processuale.

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