Semicerchio LX (1-2019) – Rivista di poesia comparata
Migrazioni e identità - Migrations and identity
22,00€ – 46,00€
Informazioni tecniche
Descrizione
«Il Call for Papers alla base di questo dossier monografico intendeva indagare le sfumature dell’identità, del senso del sé, in relazione alla poesia collegata a fenomeni migratori di vario tipo: migrazioni fisiche e collettive, ma anche tra generi letterari, tra gender, e tra lingue differenti. Proprio nelle settimane in cui questa idea veniva diffusa e raccoglieva nuove idee per contributi (marzo-aprile 2019), Meltemi ha ripubblicato The Black Atlantic, libro seminale per lo sviluppo degli studi sulle diaspore. Nella «Introduzione alla nuova edizione italiana», Paul Gilroy riflette sugli importanti cambiamenti del contesto storico rispetto a quello della prima pubblicazione dell’opera (1993): la ‘guerra al terrore’, la crisi dei rifugiati diventati il ‘nemico interno’ e la concomitante ‘questione sicurezza’. Di fronte a questi nuovi scenari, Gilroy fa notare come sia sempre più necessario tornare alla visione di cittadinanza globale insita nell’Atlantico Nero, con le «sue manifestazioni liquide e pelagiche anziché telluriche e territoriali» (Gilroy 25).
Questa preziosa indicazione si è rivelata essere, in un certo senso, una delle fondamenta dei contributi che seguono: quale contributo può portare la poesia per lo sviluppo e l’arricchimento di questa visione? La poesia Home (Casa) di Arundhathi Subramaniam esprime un desiderio di fluidità che porta all’estremo l’auspicio di Gilroy: «Dammi una casa / che non è mia, / dove posso entrare e uscire dalle stanze / senza lasciare traccia, / senza mai preoccuparmi dell’idraulico, / […] / Una casa leggera da indossare, / dove le stanze non sono ostruite / dalle conversazioni di ieri, / dove l’ego non si gonfia / a riempire gli interstizi» (Subramaniam 18). Questo desiderio, ovviamente, nasconde un rapporto con l’appartenenza che non è mai così disinvolto, ma sempre problematico, quando non carico di tensioni. Con il suo caratteristico stile arguto e beffardo (e usando la stessa immagine di Subramaniam), lo fa notare anche Patrizia Cavalli nelle sue riflessioni in versi a proposito de La patria: «Che se io l’avessi / non dovrei pensarci, sarei nell’agio pigro / e un po’ distratto di chi si muove / sicuro anche al buio / di scansare, tanto gli è familiare, / ogni più scabro spigolo di muro» (Cavalli 5-6)…»
Pietro Deandrea