La memoria del territorio – seconda edizione
Patrimonio culturale e nostalgia a Pienza
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Informazioni tecniche
Descrizione
Un territorio, agli occhi di un antropologo, è un intreccio di rappresentazioni e di significati. Da una parte, il senso del luogo della cittadinanza, legato a pratiche e discorsi quotidiani. Dall’altra, flussi di immagini e di parole che si muovono su circuiti più ampi, come quelli propri del mercato turistico o di grandi istituzioni nazionali e sovranazionali.
A Pienza, piccola ma illustre città d’arte immersa in uno dei paesaggi più famosi e fotografati al mondo, si è realizzata una complessa alleanza tra estetica, patrimonio culturale locale e turismo, dove l’idea moderna di qualità della vita viene ricondotta al passato rinascimentale e contadino.
Qui la nostalgia per un tempo in cui non si era del tutto moderni, o in cui semplicemente si viveva in disparte dal turismo internazionale, diventa quasi una “macchina per pensare” il presente e il futuro attraverso il richiamo al passato.
Le rappresentazioni territoriali si rivelano segni dei tempi che si portano dietro deontologie, in merito a quello che ognuno dovrebbe fare per mantenere funzionante la comunità, o proteggere le caratteristiche speciali del territorio.
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Federico Scarpelli, antropologo presso la Sapienza di Roma, si è occupato di studi urbani, epistemologia delle scienze sociali e antropologia del patrimonio culturale. È autore delle monografie In un unico mondo – Una lettura antropologica di John Searle (2016) e Centro storico, senso dei luoghi, gentrification (2020). Ha inoltre curato i testi Il rione incompiuto (2009), Voci della città (con A. Romano, 2011) e Passare ponte (con C. Cingolani, 2013), legati alle ricerche in ambito urbano dell’associazione Anthropolis, di cui è fondatore.
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