Inversione del senso genitale e altre perversioni sessuali

Jean-Martin Charcot, Valentin Magnan
Introduzione, traduzione e cura di Giulia Scuro

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Volume
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Informazioni tecniche

ISBN

LIBRO: 979-12-5486-070-0
EBOOK: 979-12-5486-071-7
Caratteristiche
2022 • 11x18,5 cm • 112 pagine • brossura con bandelle
Numero collana
14

Descrizione

«Inversion du sens génital et autres perver- sions sexuelles è un articolo del 1882, di Jean- Martin Charcot e Valentin Magnan, apparso per la prima volta nella rivista “Archives de Neurologie” diretta da Charcot, ed edito in volume l’anno seguente.

Si tratta della prima pubblicazione medica francese ad aver affrontato da un punto di vista scientifico l’inversione sessuale – oggi parleremmo di omosessualità – considerandola una condizione innata dell’essere umano.

Charcot e Magnan entrarono a far parte di quella comunità scientifica che aveva già iniziato a presentare i suoi primi interventi in Germania, Italia e Inghilterra, invocando l’assenza di una responsabilità giuridica dell’omosessuale sulla base di tale argomento; la pubblicazione, rivolta principalmente ai giuristi, aveva lo scopo di presentare l’inversione sessuale all’interno di un approfondito quadro nosografico, ovvero una descrizione scientifica meticolosa dei processi morbosi di una patologia, e inaugurava in Francia una nuova serie di trattati medici che si sarebbe protratta fino ai primi anni del Novecento, rappresentando, senza dubbio, un’importante tappa nella storia della sessualità prima dell’apparizione delle teorie freudiane.

La novità apportata da uno studio come quello di Charcot e Magnan consisteva nel superamento di una visione colpevolizzante dell’inversione sessuale, per la prima volta studiata da un punto di vista scientifico che prescindeva da un giudizio morale.

A un lettore contemporaneo potrà sembrare una visione altrettanto degradante dell’omosessualità, essendo oggi superata l’associazione tra questa e la patologia mentale; va però ricordato che una dichiarazione ufficiale in tal senso è espressa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità solo nel 1990, quando, il 17 maggio di quell’anno, l’OMS provvide a cancellare l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali e a definirla “una variante naturale del comportamento umano”.

Inoltre, è necessario considerare che, nella seconda metà dell’Ottocento, l’iniziale identificazione dell’inversione sessuale come manifestazione di uno stato patologico ebbe un ruolo fondamentale nel superamento della sua condanna sociale, soprattutto in quei paesi, come la Germania e l’Inghilterra, in cui gli atti definiti “contro natura” erano considerati un reato.

Il nuovo approccio medico si basava sull’instaurazione di una “empatia pratica”, prevedeva l’ascolto dei pazienti e intravedeva l’omosessualità “come un modo di essere, anziché come abitudine acquisita”…»

Giulia Scuro

 

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