IL SOMMELIER – Anno XXXIX – n. 2-2021

Rivista di enologia, gastronomia e turismo

AA.VV.

Rivista

Informazioni tecniche

Caratteristiche
2021 • 21x29,7 cm • 80 pagine • oltre 110 immagini • brossura
ISSN
1826-6533
Collana

Descrizione

Quasi sei lustri e non sentirli. Era il 1994 quando l’Unione Europa stabilì che il metodo di spumantizzazione in bottiglia, champenoise, e il suo prodotto finale, champagne, erano termini esclusivi dei produttori francesi dell’omonima regione. La questione non era solo terminologica, c’era molto di più. L’intervento sottendeva, attraverso l’assegnazione all’uso riservato di due parole in un processo produttivo, una protezione ma anche una distinzione dall’intero comparto del perlage. Il provvedimento scattò il 1° settembre. Il divieto di indicazione del metodo champenoise, in realtà, si rilevò epifanico perché servì da stimolo per la spumantistica italiana. “Noi ce la mettiamo tutta. Quando non si è i più grandi, bisogna farlo” recita così una vecchia pubblicità di Bernbach; in verità, sembra essere la sintesi del racconto dei protagonisti del tempo che s’impegnarono per far entrare lo spumante italiano, rifermentato in bottiglia, nell’Olimpo dei vini di pregio.

Lavorarono su più fronti. Lo champagne rimaneva la stella polare che orientava il cammino spumantistico nel nostro Paese, pensiamo solo a Giulio Ferrari. Dapprima, fu adottata la dizione metodo classico per definire il processo di spumantizzazione; al contempo, assunse forza la concezione del vino non più come elemento slegato dal luogo di origine ma si profilò una sorta di risemantizzazione del binomio vino-territorio che fu incardinata sulle valenze territoriali – intese come spazi fisici, antropizzati, valoriali, ecc. – risultate, finalmente, inscindibili dalle sfere di produzione e consumo. C’è voluta l’ostinazione dei vignaioli nostrani che vi credevano fermamente, c’è voluto il loro duro lavoro non solo dal punto di vista tecnico ma anche qualitativo. Ci sono voluti numerosi investimenti incentrati sulla ricerca, sul marketing e sulla comunicazione perché la catarsi avvenisse. Al tempo, alcuni presero sottogamba il caparbio lavoro qualitativo delle nostre cantine però, come scrisse Caples nel suo annuncio di esordio, “Risero, quando mi sedetti al piano… Ma quando iniziai a suonare!” (dovettero ricredersi). L’obiettivo raggiunto liberò il nostro spumante metodo classico dal peso di sentirsi un prodotto di secondo livello rispetto all’ingombrante champagne, complice anche la consapevolezza delle proprie peculiarità.

Oggi i nostri spumanti metodo classico sono entrati a pieno titolo nell’Olimpo enologico, e sono divenuti dei temibili competitor nel panorama internazionale. In fondo, risuonano premonitrici le parole del vecchio annuncio pubblicitario firmato da MacManus “Colui che è abile o grande si fa riconoscere”.

N.B. Il tema del metodo classico è stato per la Redazione de “Il Sommelier” di buon auspicio. Mentre stavamo costruendo il numero che avete sotto mano, siamo stati raggiunti dalla notizia che il nostro magazine è stato decretato vincitore della XXVI edizione del Gourmand Awards attestandosi come miglior rivista al mondo dedicata al vino pubblicata nel 2020.

La Redazione è orgogliosa di questo riconoscimento internazionale. Cosa c’è di meglio di uno spumante per festeggiare un risultato così significativo?»

Alice Lupi – Direttore responsabile

 

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