Dall’alto del cielo

La Diocesi di San Miniato vista da sopra la terra

Stefano Renzoni
Foto di Nicola Gronchi ed Enrico Mangano

Volume Il prezzo originale era: 45,00€.Il prezzo attuale è: 42,75€.

Quantità:

Informazioni tecniche

ISBN
979-12-5486-157-8
Caratteristiche
2022 • 23x28 cm • 200 pagine • 97 immagini • cartonato con sovraccoperta
Collana

Descrizione

«Nel 1594 a San Miniato venne processata la maliarda Gostanza da Libbiano. Una povera disgraziata di sessant’anni, che per l’epoca costituiva una soglia altrimenti ispirata dalla saggezza, costretta a dire e a inventare.

La faccia dovette essere così stralunata e la parola talmente gonfia d’iperboli, che fortunatamente non fu creduta, e le udienze non si tradussero nella pena estrema, ma nel più semplice e rustico confino a Chianni.

Durante gli interrogatori, la terrorizzata Gostanza si comportò come spesso accadeva, immaginiamo, in circostanze del genere: si finiva col dire quello che l’interlocutore voleva sentirsi dire, sfidando con la bugia lo sguardo impassibile dei magistrati, espandendo il racconto in artifici retorici non banali, perché dove non arrivava la cultura arrivavano, di certo, l’intuito e l’intelligenza.

Colei che strega che non era, diventava colei che ne recitava la parte.

Gostanza raccontò così che fu condotta nel Paese del Gran Diavolo, dove vi era una città meravigliosa, più bella addirittura di Firenze (e chissà se Gostanza vi era mai stata, a Firenze), un luogo aureo dove, spiegò all’inquisitore, i diavoli che la abitavano vestivano riccamente, con vesti sontuose e policrome, perché, come è stato poi notato, per Gostanza il nero, il bigio, non si adattava a quella che in qualche modo costituiva una città ideale: erano il pegno di una mesta povertà, non certo della ricchezza.

Come se il Male assoluto si precisasse in quello che a lei, povera donna, era mancato: il lusso, la ricchezza, l’abbondanza, i colori.

Pochi anni dopo, nel 1622, quella San Miniato che aveva sentito siglare l’immaginaria descrizione di una città del diavolo, diventò, e grazie soprattutto allo zelo di due donne, tutt’altro che streghe, un “castello” cui venne attribuito il titolo di città, vocata per giunta alla devozione cristiana e all’attività pastorale, vero caposaldo di fede.

Così il 5 dicembre 1622 la Chiesa locale, grazie a Maria Maddalena d’Austria, vedova di Cosimo II (deceduto nel 1621), che da questi aveva ereditato il governo del Vicariato di San Miniato, e a Cristina di Lorena (che del defunto Granduca era stata la madre) fu elevata da papa Gregorio XV con la bolla Pro excellenti alla dignità diocesana.

A testimonianza della devozione riconosciuta dai sanminiatesi alla Reggente, a Maria Maddalena venne eretta da Antonio Susini, un allievo di Giambologna, una statua in marmo di fronte al Seminario, che la furia rivoluzionaria dei moti dell’occupazione francese del 1799 distrusse, ma di cui rimane un frammento scabro e adagiato a un crocevia, perché vi sono fatti e figure che non possono essere dimenticati…»

Stefano Renzoni

 

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